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“Sono le primarie, bellezza”

Primarie killer, kamikaze, il gattoperdo, cassata siciliana, sono le primarie, bellezza. I giornali di oggi si sono sbizzarriti a titolare la debacle del Pd a Palermo, con la vittoria dell´outisider Fabrizio Ferrandelli. Le analisi si concentrano soprattutto sul futuro, su ciò che ne sarà dello strumento in sé delle primarie, del Pd, dei partiti.
 
Angelo Panebianco sul Corriere della Sera è convinto che le primarie non abbiano futuro “nella selezione dei gruppi dirigenti nazionali. Se ci sarà la prevista riforma elettorale in senso proporzionale, se si chiuderà l´epoca delle coalizioni contrapposte che chiedono il voto agli elettori l´una contro l´altra, allora di primarie nazionali non si parlerà più”.
Vittorio Feltri maledice sul Giornale chi le ha introdotte “per scimmiottare gli americani che però hanno un sistema elettorale in nulla somigliante al nostro” e suggerisce a Bersani “una rifondazione del Pd” o sarà la morte stessa del partito.
 
Secondo Alfredo Reichlin sull´Unità il risultato di Palermo è “la conferma del tipo di classe nuova che il partito deve avere” mentre per Mario Sechi è l´ennesima dimostrazione che “nei partiti c’è bisogno di aria nuova”. Scrive il direttore del Tempo nel suo editoriale: “Serve un rinnovo radicale della classe dirigente ma, nel cercare una soluzione intermedia tra innovazione e autoconservazione, i partiti si espongono a gravi errori (la gestione dei congressi nel Pdl ha scoperchiato il problema del falso tesseramento e dei ras locali) e mostrano masochistiche strategie sulla selezione dei candidati (le ultime sconfitte dei democratici nelle primarie di Genova e Palermo)”.
Anche Marcello Sorgi  sulla Stampa prende spunto dal caso Palermo per riflettere sulla “crisi della forma partito nella democrazia italiana” in una Terza repubblica che “nasce zoppa”.
 
f.a.


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